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Alessandro Manzoni nacque a Milano il 7 Marzo 1785 dal Conte Pietro, secondo alcuni da uno dei quattro fratelli Verri, Giovanni, e da Giulia Beccaria, figlia del famoso filosofo Cesare Beccaria, autore di Dei delitti e delle pene. Fu avviato agli studi in diversi collegi vivendo solo raramente con il padre e trascorrendo del tempo, specie durante le vacanze, nella villa del Caleotto, a Lecco, dove la bellezza dei luoghi circostanti fece grande impressione al bambino tanto da costituire la base per quella che sarà l’ambientazione del grande romanzo de I promessi sposi.
Abbandonato dalla madre in collegio, la ritrovò solo nel 1805 quando, invitato dalla stessa e dal compagno, si mise in viaggio per raggiungerli a Parigi. Arrivatovi trovò la madre disperata perché nel frattempo il compagno, Carlo Imbonati era morto; alla sua figura dedicò il famoso carme In Morte di Carlo Imbonati. A Parigi strinse amicizia con Claude Fauriel e il circolo degli ideologues. Rientrato in Italia con la madre conobbe ad un ricevimento sul lago di Como, ospiti in casa di Maddalena Imbonati-Sannazari, parente anche del Carcano, Enrichetta Blondel, calvinista, che divenne sua moglie nel 1808. La giovane sposa, con la quale cominciò a viaggiare tra Milano e Parigi, gli diede 10 figli e, dopo la conversione di entrambi nel 1810, fu di aiuto al marito nel creare quell’ambiente familiare sereno e disteso di cui lo scrittore aveva bisogno per continuare la sua opera letteraria.
Inizia per Manzoni, ormai definitivamente convertitosi non solo al cattolicesimo ma anche al romanticismo, un periodo di intensa attività creativa a livello letterario, quindici anni circa, tra il 1812 e il 1827, nei quali egli scrisse le sue più grandi opere: gli Inni Sacri, Sulla Morale Cattolica, Il proclama di Rimini, Il Conte di Carmagnola, Adelchi, La Pentecoste e poi il più grande romanzo della letteratura italiana, I Promessi Sposi, edito a Milano dal Ferrario nel 1825/26 ma messo in commercio solo nel 1827. Il Successo del romanzo, non solo in Italia ma anche all’estero, tradotto nelle principali lingue europee, lo consacrerà come uno dei padri della letteratura universale e porterà la figura di Manzoni ad essere un punto di riferimento per l’intera Italia.
La morte di Enrichetta Manzoni Blondel nel Natale del 1833 getta Manzoni nello sconforto e nella difficoltà di occuparsi della numerosa famiglia. Nel 1837 sposa in seconde nozze Teresa Borri, vedova del Conte Decio Stampa, una nobildonna milanese colta e benestante che possedeva tra le altre proprietà anche una villa a Lesa sul Lago Maggiore. Il Manzoni soggiorna a Lesa per la prima volta nell’estate del 1839 insieme alla moglie e al figliastro Stefano Stampa che egli chiamava “il quasi figlio”. L’ambiente del Lago Maggiore piace a Manzoni e probabilmente lo riporta col pensiero all’altro lago, quello della sua gioventù. Da sempre attento ai problemi legati all’indipendenza italiana il Manzoni scrive Marzo 1821 e Il proclama di Rimini, due opere nelle quali il sentimento di patria si accompagna alla speranza che l’Italia divenga presto libera dallo straniero e unita.
Le due opere sono alla base di quello che viene definito “l’esilio di Lesa”, dopo i moti milanesi del 1848 e il rientro di Radetzky nella capitale lombarda il 6 agosto. Dall’estate del 1848 al settembre del 1850 Manzoni sceglie infatti di allontanarsi da Milano per Lesa, sulle sponde piemontesi del Lago Maggiore. La permanenza a Lesa è particolarmente felice per Manzoni, non solo perché egli, amante della natura e delle lunghe passeggiate, vi trova un ambiente a lui congeniale ma anche perché sul lago risiedono parecchie conoscenze ed amicizie del grande scrittore: Ruggero Bonghi, il genero Massimo D’Azeglio, gli Arconati, i Provana di Collegno e, Antonio Rosmini con il quale i rapporti diventano di frequentazione giornaliera. Dai rapporti col Rosmini ha origine il Dialogo dell’Invenzione e tra il Rosmini e Manzoni nasce poi una amicizia intellettuale e spirituale testimoniataci non solo dal loro epistolario ma anche dall’opera Le Stresiane di Ruggero Bonghi. Manzoni ritorna poi, durante l’esilio lesiano, a occuparsi di problemi di lingua e di storia scrivendo Del romanzo storico.
Durante il soggiorno lesiano Manzoni trova anche delle eccellenze sul territorio da cui per molto tempo non si separa: ad esempio, la marmellata di pesche di Lesa, famoso frutto coltivato nella località, il Serbillano, un vino prodotto in una delle terre appartenenti al figliastro, chiamata appunto Serbillano, e poi il ciabattino di Belgirate, l’unico, a detta del Manzoni, capace di fargli scarpe che non gli facessero male.
Dopo la morte di Rosmini nel 1855 e quella della moglie Teresa nel 1861 Manzoni, sebbene invitato da più parti, non vuole più tornare sul lago.
Nominato senatore a vita nel 1860 si occupa ancora di questioni linguistiche e diventa Presidente della Commissione Broglio del 1868 a cui dà un contributo che è rimasto tra i più importanti per la risoluzione della questione sulla lingua italiana.
Ormai anziano e fiaccato dai tanti lutti familiari che lo hanno colpito per tutta la vita, Manzoni si spegne il 22 maggio del 1873 a Milano. Il cordoglio per la perdita del grande scrittore è immenso ed universale. A perenne memoria di lui rimangono le sue immortali opere letterarie, la Messa di Requiem che Giuseppe Verdi gli dedica nel primo anniversario della morte, in San Marco a Milano, e il Famedio del Cimitero Monumentale dove le sue spoglie vengono traslate dieci anni dopo la morte e dove ancor oggi riposano in pace.